iuseppe Maestri (Sant’Alberto 1929 – Ravenna 2009), persona di straordinario spessore umano e intellettuale, è stata una delle figure che più hanno contribuito ad animare gli ambienti artistico-culturali ravennati degli ultimi decenni. Artista sensibile e visionario, incisore virtuoso e sapiente torcoliere, dal suo torchio hanno visto la luce le opere di artisti come Giulio Ruffini, Tono Zancanaro, Carlo Zauli, Giò Pomodoro, Ennio Calabria e Mattia Moreni. Sin dal 1965 la galleria “La Bottega”, gestita da lui e dalla moglie Angela Tienghi, diventa un punto di riferimento culturale della città, un vero cenacolo di artisti e intellettuali. Come incisore Maestri ha saputo infondere nelle sue opere la suggestione del sogno, un’atmosfera onirica e fantasiosa inconfondibile in cui si riflettono i fasti dell’epoca aurea della Ravenna bizantina. Immaginazione, ma soprattutto colore. Protagonista assoluto della sua opera è il colore. Ad esso Maestri ha affidato il compito di trasmettere un senso di stupore quasi infantile, stupore che non è ingenuità, ma consapevole forma di protesta verso un mondo che a suo modo di vedere rischia di perdersi nel grigiore.
Con la sua proposta ottimistica e fresca, onirica e sottilmente colta, col suo amore per il “colore” del dialetto e nel suo essere profondamente radicato nella sua terra di Romagna, Maestri si può considerare il Tonino Guerra ravennate, al quale peraltro era legato da una bella amicizia.
Giuseppe Maestri ha segnato l’ambiente culturale ravennate e non solo. Fu grazie ai suoi consigli e al suo incoraggiamento che nel 1990 vide la luce, a Bagnacavallo, il Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne, una realtà con cui ha voluto intrattenere sempre stretti legami.
E’ per ricordare la sua figura che Bagnacavallo e Ravenna, insieme, hanno istituito la Biennale di Incisione «Giuseppe Maestri».
La Biennale di Incisione nasce nel nome di Giuseppe Maestri anche nell’immagine: il logo della Biennale è infatti la rielaborazione grafica del timbro a secco con il quale Maestri contrassegnava i fogli usciti dal suo torchio. Le sue iniziali, GM, che emergono dall’acqua proprio come Ravenna si ergeva, sin dalla sua nascita, a pelo d’acqua tra le paludi. E poi la luna, che richiama la notte e il sogno, ma anche segno distintivo di una città d’Oriente quasi leggendaria, in cui Ravenna si è sempre rispecchiata: Costantinopoli.
Un logo semplice e allegro. Come lui.